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Trento, 4 giugno 2014
SINTI E ROM: L’ACCOGLIENZA E LA DIGNITÀ
di Lucia Coppola, consigliere comunale verde
dal Trentino di mercoledì 4 giugno 2014

Nel corso delle ultime settimane, il Consiglio comunale di Trento ha affrontato una lunga discussione, non ancora conclusa, nel merito della delibera di accompagnamento educativo e di mediazione culturale e sociale rivolto alla comunità Sinti e Rom.

Questo atto ha sollevato l'indignazione e la ferma opposizione dei consiglieri del centro-destra, sostanziatasi in centinaia di emendamenti e in alcuni interventi in cui si sono sentite affermazioni gravissime. Non si vuole comprendere, infatti, quanto il ruolo della mediazione e della facilitazione culturale sia ancora indispensabile nel favorire, con poco più di centomila euro che non vanno sicuramente nelle tasche dei diretti interessati!, un processo di inclusione, conoscenza e rispetto reciproci. Che si nutra di azioni concrete e non si limiti a raccontare il disagio e la sofferenza. Soprattutto per evitare la polarizzazione di posizioni con connotati marcatamente razzisti.

Negli ultimi mesi e settimane vi sono state alcune azioni violente, fino al lancio di bottiglie incendiarie, contro inermi accampamenti. Penso, per contro, che il ruolo della mediazione culturale dovrebbe essere ulteriormente potenziato al fine di far emergere il reale bisogno di stabilizzazione, di sicurezza e di istruzione che sono patrimonio, in particolare, delle nuove generazioni. Consentendo di ragionare su dati reali e non sul pregiudizio, sulla reciprocità e non sulla mera assistenza o attività benefica. Favorendo anche l'assunzione di responsabilità, la conoscenza dei diritti e dei doveri che, compatibilmente con le tradizioni e i modi di vivere, consentano di diventare cittadini a tutti gli effetti e di non sentirsi sempre estranei ed emarginati.

Servono persone dedicate e preparate per percorsi non semplici ma necessari e non più eludibili, rispettosi e flessibili nel riconoscere chi sono i beneficiari, quali le modalità, quali soprattutto gli obiettivi da raggiungere nel breve e lungo periodo.
Al primo posto, proprio come per noi gagè, vi è la necessità di politiche del lavoro che consentano autonomia e dignità, che rendano i nuclei familiari autosufficienti. E politiche abitative per le quali una buona legge provinciale, quella sulle micro-aree, sta e giace priva di regolamento attuativo e soprattutto di una volontà politica che dia qualche possibilità reale al cambiamento.

Gli interventi devono essere dichiaratamente finalizzati ad aumentare il grado della scolarizzazione dei ragazzi Sinti e Rom oltre la scuola dell'obbligo e non necessariamente solo nei percorsi della formazione professionale.

La vita che si svolge in condizioni di profondo degrado, al campo nomadi o nelle aree di risulta della nostra città, sotto ponti e viadotti, in luoghi malsani e abbandonati, svilisce ed esaspera le persone, le fa diventare soggetti a rischio, crea atteggiamenti di disperazione e distanze incolmabili con “il resto del mondo”.

In Italia vi è nei loro confronti il tasso più alto di discriminazione, il più elevato tra tutte le categorie etniche. A livello   abitativo, e parlo in particolare all'assessore Franzoia che prospetta soluzioni mono-familiari in case, non possiamo nasconderci che queste comunità si caratterizzano per le famiglie allargate, nelle quali i nonni non vanno nei ricoveri e non devono ricorrere alla badante. I loro nuclei sono molto più ampi di quelli delle famiglie italiane. Solidali, accudenti, coesi.

Dunque, adeguate devono essere le considerazioni sulle soluzioni abitative. Spesso l'uscita dal campo comporta solitudini difficili da reggere, isolamento, rinuncia al gruppo familiare e amicale di riferimento. Le micro-aree, attrezzate, dotate di servizi adeguati e compartecipati nelle spese, possono essere luoghi della dignità e anche del rispetto delle proprie consuetudini di vita. Il ruolo dei mediatori, sbeffeggiato e sottovalutato, fatto oggetto di centinaia di emendamenti ostruzionistici, può colmare i vuoti sulle regole del vivere civile, promuovere pratiche igienico-sanitarie, sostenere nei percorsi di educazione civica legati, per fare un esempio, alla raccolta differenziata, alla cura del luogo di vita. E' più facile voler bene e mantenere la bellezza e il decoro di uno spazio se lo si vive con dignità. In alcune città d'Italia e d' Europa vengono riadattati vecchi casolari abbandonati, che possono contenere più famiglie, proprietà agricole. O si regolarizzano le roulotte in aree di proprietà delle famiglie.

I fenomeni sociali, per non diventare critici, devono essere governati, servono perciò creatività nella ricerca di soluzione e dialogo sempre aperto per trovare soluzioni che accontentino stanziali, nuovi stanziali e “nomadi”. Serve lavorare per la pacifica, onesta, serena convivenza e non per aumentare le divisioni etniche, sociali, religiose. In nome della nostra comune umanità.

Lucia Coppola
consigliere comunale Verde

 

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